Strana nazione quella che ha bisogno del massacro di una decina dei suoi giornalisti, oltre ad altri poveri cristi, per ricordarsi che la libertà esiste solo quando tutti possono esprimere ciò che vogliono senza temere ritorsioni.
Peccato che questo assunto, in Francia come nel resto d’Europa, venga difeso per essere applicato soltanto ad una parte di cittadini più “cittadini” degli altri, per usare un termine tanto caro ai rivoluzionari che volevano portare “fraternité”, ma soprattutto “égalité” e “liberté”, alla nuova società che sarebbe dovuta nascere dalla rivoluzione del 1789.
Perché il punto è proprio questo: di quale libertà stanno parlando i politici, i giornalisti, gli intellettuali?
Quale libertà difendono, assieme ai due milioni di persone che stanno ancora marciando a Parigi mentre scrivo, se Charlie Hebdo e compagni erano, e rimangono, liberi di produrre vignette becere e offensive come quella qui sopra e al tempo stesso si invoca la reintroduzione del reato d’opinione per chiunque condanni, o anche solo critichi, per fare un esempio, lo stile di vita omosessuale?
Di quale libertà ci si riempie la bocca se poi si cerca di tapparla a chi non è con noi?
Per quale diritto si battevano e continueranno a battersi le “matite” di Francia?
Un versetto dell’Antico Testamento recita: “ne uccide più la lingua (se preferite, la matita) che la spada”; i suicidi di adolescenti dileggiati sul web ci ricordano qualcosa al riguardo.
Io sono per la libertà quasi assoluta di espressione, una libertà fin quasi al limite dell’offesa.
Eppure non riesco, non posso, non voglio essere Charlie.
Perché è una strana nazione quella in cui si può disegnare Maometto coperto di sterco e la S.S.Trinità intenta a pratiche sessuali invocando la libertà di satira, ma si viene arrestati, costretti a spogliarsi e multati se si indossa una maglietta della “manif pour tous”, come quella nella foto sopra, con l’accusa di “disturbo alla tranquillità pubblica per mezzo di immagini provocatorie”.
Nel 2012 il direttore della pubblicazione di Charlie Hebdo, il disegnatore che si firma Charb, spiegava in una intervista : “se iniziamo a porci la domanda se abbiamo o meno il diritto di disegnare Maometto, se sia pericoloso o meno farlo, la domanda successiva sarà, possiamo rappresentare dei musulmani nel giornale? E poi sarà se possiamo rappresentare degli esseri umani nel giornale, e alla fine non rappresenteremo più nulla e il gruppo di estremisti che si agitano nel mondo e in Francia avrà vinto”.
Anche il prof Talleu, quello arrestato per la sua maglietta, si chiedeva: “Se il semplice disegno di una famiglia su una t-shirt è considerato contrario ai buoni costumi, cosa capiterà a una coppia che se ne va per strada tenendosi per mano con un paio di figli? Faranno un verbale anche a loro?”.
Anch’io desidero che non vincano gli estremisti.
Ma per riuscirci è proprio necessario insultare ciò che hanno di più caro quei moderati dei quali chiediamo il sostegno, magari arrivando ad arrestarli se passeggiano con una maglietta disegnata da un…Charlie diverso?