Chi ha i denti non ha il pane e chi ha il pane…

disoccupazione

 

L’antica, pragmatica saggezza popolare espressa in questo detto descrive la realtà con la semplicità che le è propria.
Non sente la necessità di indorare la pillola, dice le cose come stanno.
Ho scambiato due chiacchiere per telefono, ultimamente, con una persona che non sentivo da un po’ e che non vedo da moltissimo.
Abita in Lombardia, nel Nord ricco, almeno statisticamente, quello che produce, la locomotiva del paese.
Lavora, sarebbe meglio dire lavorava visto il calo di ordini e di stipendio, cercando clienti per l’azienda di cui fa parte da molti anni.
Clienti sempre meno numerosi, ma sempre più morosi.
Problemi coi soldi, col mutuo, con qualche acciacco della seconda età, anche se la persona in questione ha competenza, professionalità e grinta da vendere.
Per farla breve, dopo avermi fatto il quadro della desolante situazione in cui versa il panorama industriale della sua zona, fino a pochi anni fa vitale, quasi frenetico, mi ha lasciato dicendomi: “Se c’è qualcosa dalle tue parti fammi sapere. Non ho problemi a venir giù per lavorare”.
Chi ha i denti non ha il pane…
C’è chi invece i denti, peraltro tutti al loro posto belli in fila come soldatini, se li prende a martellate pensando che tanto resteranno sempre lì; e se così non fosse, Dio, o chi per Lui, provvederà.
Devo però spostarmi, scendendo di quasi 800 km.
Non ne faccio, vorrei fosse chiaro, una questione di differenze “padano-terroniche” (sebbene la tentazione sia forte), anche perché so che fatti come quello che mi accingo a riportare accadono dappertutto, purtroppo.
E questo è accaduto proprio negli stessi giorni della telefonata di cui sopra: ecco perché la cosa mi ha dato maggiormente fastidio.
L’azienda in cui lavoro, nei giorni scorsi ha chiamato un fornitore per chiedergli di aumentare la produzione di un prodotto che ci serve in quantità maggiori e più velocemente.
Dovrebbe lavorare su più turni, ci risponde, notte compresa, ma non lo può fare.
Se state pensando a problemi organizzativi o di chissà quale genere toglieteveli pure dalla testa.
Lo sfortunato imprenditore non riesce neanche a farne due, di turni, perché la gente dalle sue parti, ci spiega, dopo le sei del pomeriggio vuole uscire, andare in giro, avere una vita sociale.
Già, proprio così. Potrebbe creare qualche nuovo posto di lavoro ma a che pro?
Eh, che diamine! Se i suoi compaesani passano la giornata a lavorare poi come la mettiamo con la passeggiatina pomeridiana? E con lo shopping?
Per non parlare dell’happy hour: già, cosa lavori a fare se non ti fai mai una bella happy hour?

al-bar
E poi, lavorare anche di notte? Ma siamo seri!
Purtroppo, parlo per esperienza diretta, c’è ancora chi rifiuta un lavoro perché è sporco, o perché ci sono i turni, o perché può capitare di lavorare il sabato, nonostante la mezza giornata libera (prima o dopo il turno), lo straordinario pagato, le ferie, la pausa caffè…
Qualche anno fa, mi raccontava un amico ingegnere meccanico, in una fabbrica non si riusciva a trovare un dipendente disposto a fare un corso di formazione che ne avrebbe accresciuto la professionalità, le responsabilità e, di conseguenza, anche lo stipendio.
Testimone impotente di questo spreco di opportunità non posso fare a meno di pensare che, in un’altra città, una persona amica non sa dove sbattere la testa per pagare i conti, ridotta al lumicino.
Che volete che dica, il nostro paese è anche questo. Noi italiani siamo anche questo.
Un miscuglio di gente che cerca, ogni giorno, di fare meglio che può il proprio dovere, a testa bassa, senza mollare, orgogliosa, fiera, e di altra, invece, che non si spreca più di tanto, a cui interessa solo galleggiare nel mare delle quotidiane difficoltà, brava a criticare quelli che stanno mangiandosi il paese ma, sotto sotto, quello che gli brucia è di non essere con loro.

A volte mi succede di immaginare quello che sarà l’Italia tra dieci o quindici anni, quando questa generazione di padri avrà finito di crescere i propri figli e i figli proveranno a diventare padri a loro volta.
Devo confessare, lo dico sperando che il futuro possa un giorno dimostrarmi che sbagliavo, che riesco a vedere solo poche bocche intente a masticare, mentre mi sembra di udire molti denti che scricchiolano a vuoto. Chi ha il pane non ha i denti e chi ha i denti…