La penisola del tesoretto.

Renzi

Nel 1883 Robert Louis Stevenson pubblicava “L’isola del tesoro”.
130 anni dopo Pier Carlo Padoan, ministro dell’economia, potrebbe dare al DEF il titolo de “La penisola del tesoretto”.
L’annuncio dell’appetitoso “ritrovamento” di 1,5 miliardi di euro rimbalza da un tg all’altro mentre i nostri onorevoli, tanto malpagati quanto competenti e laboriosi, già sgomitano per saltargli addosso  come farebbero dei baraccati che hanno appena trovato un culatello o, per seguitare col parallelismo piratesco delle prime righe, come dei filibustieri dallo sguardo cupido davanti ad una cassa piena di monete d’oro, insanguinato come il nostro tesoretto.

Sempre interessati al bene del popolo, soprattutto in campagna elettorale (le regionali si avvicinano), si stanno dando un gran daffare per stabilirne la destinazione più opportuna: reddito di cittadinanza, fondo per gli esodati, 80 euro anche per gli incapienti, sostegno a questo, aiuto a quello…
E via con le spiegazioni sul DEF e come si sia potuto ottenere un tale risultato grazie alla politica di sostegno alla ripresa industriale e di tagli alla spesa effettuati dal governo.
Sostegno e tagli, già!
Ma non sono quelli che loro hanno in mente.
Quei soldi sono inzuppati del sudore, e del dolore, di chi lavora tutti i santi giorni (molti anche il sabato e la domenica) solo per poter mangiare, vestirsi e pagare bollette e rate del mutuo.
Sono stati risparmiati tagliando servizi e assistenza a persone non autosufficienti lasciando alle loro famiglie, nelle quali può accadere che il papà e/o la mamma abbiano anche perso il lavoro, il compito di farsi carico di tutto.
Sono stati estorti, come mi è accaduto di ascoltare da più di un imprenditore, da funzionari delle imposte fattisi avanti perché “sono diversi anni che lei non paga multe” e forse è venuto il momento di “mettersi d’accordo” altrimenti si dovrà richiedere “un accertamento della Finanza (GdF) per dimostrare che ha ragione lei” (sembra di ascoltare l’intercettazione di un mafioso).
Grondano del sangue dell’ennesimo poverocristo che, a questi funzionari, non poteva pagare neanche un euro e temeva  un fisco mastodontico, duro e dalle mille pieghe come la pelle di un elefante, tra le quali la Finanza riesce sempre a pescare qualcosa fuori posto, e per disperazione l’ha fatta finita.
Potrei continuare un’altra mezz’ora a parlare dei modi assurdi in cui si fa cassa in questo paese a spese di chi sputa sangue quotidianamente per vedersi trattato, se i suoi conti non sono perfetti, alla stessa stregua di chi ha rubato milioni al fisco.
Anzi, con questi ultimi, come con chi ha amici potenti, il fisco si accorda volentieri , mentre chi non ha santi in paradiso finisce sul lastrico per pagare le tasse.

Mi rivolgo a quegli  amministratori della “res publica” che si gloriano dei risultati ottenuti sulla nostra pelle, se mai qualcuno di loro si troverà un giorno a leggere queste righe: quello che da fastidio a noi che forse la pensione non la vedremo mai (figuriamoci un vitalizio), non è solo che al danno di vederci scippare gran parte delle nostre fatiche si aggiunga la beffa di dover chiamare lo scippatore “fisco amico”, ma anche lo starvi ad ascoltare mentre usate i frutti del nostro sudore nella speranza di mantenere al caldo, qualche anno ancora su di un morbido sedile, la vostra parte migliore.